Ischemia, Infarto, Angina, STEMI, N-STEMI: facciamo chiarezza sulle definizioni
- Stefano Migliaro
- 2 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min

"Dottore ieri ho avuto dolore al petto, ho un infarto?"
Spesso i pazienti cercano conforto dal proprio Cardiologo in seguito all'insorgenza di varie tipologie di dolore toracico, pensando, spaventati di avere un infarto. Tuttavia il termine "infarto" delinea un preciso esito fisiopatologico di un gruppo di patologie globalmente raggruppate sotto il nome di "cardiopatia ischemica".
Che cos'è la cardiopatia ischemica?
Questa definizione risulta piuttosto ampia e comprende generalmente manifestazioni cliniche differenti di un fenomeno comune che è l'ischemia miocardica. Si definisce ischemia la condizione di insufficiente apporto di ossigeno ai tessuti, in questo caso, al tessuto miocardico. L'ischemia comporta il danneggiamento progressivo del tessuto: le cellule del cuore infatti, essendo costantemente attive nella loro attività di contrazione, consumano una grande quantità di ossigeno e nutrienti; in caso di interruzione dell'approvvigionamento di tali sostanze, le cellule inizieranno a interrompere alcune funzioni, inizialmente avendo problemi nel "recupero" dopo essersi contratte, poi interrompendo completamente l'azione sistolica, infine andando incontro a morte cellulare. La cardiopatia ischemica pertanto più che una patologia specifica identifica un gruppo di patologie accomunate dalla successione di alterazioni che si verificano a livello cellulare. In base alle modalità con cui l'ischemia miocardica si presenta si delineeranno le diverse patologie riunite sotto l'ombrello della cardiopatia ischemica, che tratteremo di seguito.
Sindrome coronarica cronica
Si tratta di una delle forme più comuni con cui si manifesta la cardiopatia ischemica. Come suggerisce il nome, l'ischemia miocardica non si presenta improvvisamente, ma lentamente, "cronicamente" appunto. In questo caso spesso l'ischemia non è sempre presente ma si determina soltanto quando aumentano le richieste del miocardio, ad esempio quando si compie attività fisica; in questi casi in genere le arterie coronarie sono parzialmente ostruite, pertanto a riposo, quando il cuore lavora a bassi regimi richiedendo poco ossigeno, il sistema è in equilibrio e il paziente non sperimenta problemi; quando invece si svolge uno sforzo fisico o si è sottoposti a stress, l'aumentato lavoro cardiaco si scontra con una insufficiente capacità di veicolare ossigeno alle cellule e il paziente avverte il classico dolore al petto, definito "angina da sforzo" . In genere quando si riporta il cuore a livelli di attività inferiori, abbassandosi il consumo di ossigeno, l'ischemia si risolve poichè la coronaria riesce a provvedere alle necessità di base delle cellule miocardiche essendo soltanto parzialmente ostruita.
Sindrome coronarica acuta
E' la seconda forma più comune di cardiopatia ischemica. Anche in questo caso si tratta di una definizione che comprende diverse sottoentità cliniche tutte accomunate dal fatto che il sistema vascolare coronarico si è occluso o è quasi occluso, in maniera estremamente rapida, acuta appunto, con il risultato di determinare ischemia anche a riposo. Infatti in questi casi il flusso di sangue e ossigeno all'interno della coronaria può essere abolito o estremamente rallentato.
Rientrano nel gruppo delle sindromi coronariche acute l'infarto miocardico con o senza sopraslivellamento ST e l'angina instabile.
L'infarto miocardico è l'esito ultimo dell'ischemia miocardica quando essa è protratta troppo a lungo; in questo caso le cellule muoiono e il tessuto miocardico viene sostituito da quella che è in tutto e per tutto una cicatrice. La conseguenza più immediata è che il tessuto cicatriziale non è in grado di contrarsi come il tessuto miocardico, per cui quella porzione di cuore resterà inerte e la capacità globale dell'organo di spingere il sangue nel corpo ne risentirà.
L'infarto miocardico può manifestarsi "con sopraslivellamento ST" , chiamato STEMI (ST elevation myocardial infarction), la forma più eclatante in cui l'arteria coronaria si è completamente e istantaneamente chiusa. Il nome fa riferimento alle caratteristiche anomalie che si osservano all'elettrocardiogramma.
La forma di infarto più comune però è quella "senza sopraslivellamento ST" , appunto N-STEMI (non-ST elevation myocardial infarction) in cui l'elettrocardiogramma non mostra appunto il classico sopraslivellamento del segmento ST. In questi casi il vaso coronarico è spesso suboccluso: soltanto alcune delle cellule a valle dell'ostruzione effettivamente muoiono, mentre altre vengono danneggiate ma rimangono vitali.
L'entità dell'angina instabile infine risulta quella più eterogenea. La definizione è unicamente basata sulla sintomatologia, configurandosi nei casi in cui l'angina, il classico dolore al petto dovuto all'insufficiente apporto di ossigeno al cuore, si verifica a riposo ma in assenza delle alterazioni elettrocardiografiche e degli esami del sangue che si associano alla morte cellulare.

Differenziare tra queste entità è spesso difficile anche per Cardiologi esperti, peraltro esse sono spesso dinamiche, potendo trasformarsi l'una nell'altra. Pertanto è fondamentale non ricorrere a diagnosi fai-da-te ma affidarsi alla valutazione attenta del proprio Cardiologo.